Nella giornata di venerdì 18 ottobre, le classi 1°C e 1°L del liceo classico G.D’Annunzio sono state invitate a partecipare ad una conferenza sulla preistoria.
La conferenza, svoltasi nell’aula magna Emilio Alessandrini, è stata la conclusione di un percorso didattico sugli albori dell’umanità.
A tenerla, è stato il Dottor Iuri Icaro, ricercatore presso l’Università di Bologna con tre lauree (rispettivamente Lettere, Biologia evoluzionistica e Scienze naturali).
Per spiegare il suo interesse verso la preistoria, ha detto: “Ricostruire le nostre origini ci porta verso il futuro”.
Partendo da notazioni scientifiche della materia (come la nomenclatura binomia o la teoria evoluzionistica), ha costruito un percorso interattivo con noi alunni arricchendolo di cenni attuali.
“L’evoluzione del genere umano è ancora in corso” ha affermato. “Per esempio, ci sono sempre più persone senza il terzo molare, perchè non ne abbiamo più bisogno. Oppure, a causa della propensione a stare curvi con la testa, l’arcata del nostro collo si sta modificando”.
Ovviamente, c’è da tenere conto che la nostra non è stata un’evoluzione lineare, riassumibile in linea retta.
Una rappresentazione grafica più corretta sarebbe l’albero filogenetico, che descrive distanze, caratteristiche e differenze tra specie.
L’albero filogenetico mostra anche l’antenato che abbiamo in comune con le scimmie, l’Homo Ancestor, da cui poi si diramano due linee evolutive: una porterà alle scimmie, come le intendiamo noi oggi, e l’altra all’Homo Sapiens.
Il dottor Icaro ha anche spiegato la derivazione dagli uomini primitivi di alcuni caratteri che tutt’oggi compongono il nostro DNA.
“Quanti di voi hanno i capelli rossi? Sappiate che sono dovuti al gene MC1R, responsabile della produzione di una proteina che rende la pelle più chiara e i capelli rossicci. E’ un gene che ci ha trasmesso l’uomo di Neanderthal e che è presente specialmente negli irlandesi.”
“Ma dall’homo di Neanderthal non deriva anche la nostra intolleranza al lattosio?” ha chiesto qualcuno in sala.
A questa domanda, il dottor Icaro ha sorriso.
“Non proprio” ha cominciato misterioso “La nostra intolleranza al lattosio deriva dalla nostra sedentarietà. Tecnicamente, siamo tutti intolleranti al lattosio. Anzi…” ha continuato godendo sempre di più delle nostre facce sbalordite “…lo diventiamo nel momento in cui smettiamo di bere il latte materno. Infatti, il gene Prolac, dopo lo svezzamento, smette di funzionare” ha concluso.
Evidentemente, l’homo di Neanderthal è l’argomento che ci ha più affascinato perché, da quel momento in poi, abbiamo cominciato a fare domande a raffica.
“Perché si è estinto?” è forse quella che ci ha intrigato maggiormente.
Così il dottor Icaro si è affrettato a rispondere nel suo modo chiaro e conciso.
“Ci sono varie spiegazioni plausibili al fenomeno. La prima, forse una delle più accreditata, è che…”
“Homo Sapiens e Homo di Neanderthal si sono fusi insieme?” ha domandato qualcuno.
Il dottor Icaro ha sorriso.
“Non proprio. Lascia che ti faccia un esempio. Quando un’asina e un cavallo si riproducono, cosa succede?”
“Nasce un mulo?”
Il dottor Icaro ha alzato l’indice: “Risposta esatta” ha detto. “Il mulo è un ibrido, un insieme di due specie diverse. Il mulo, perciò, non si può riprodurre.”.
Abbiamo cominciato a capire dove volesse andare a parare. Se homo Sapiens e homo di Neanderthal, due specie diverse, si fossero riprodotti, l’ibrido che sarebbe nato non avrebbe potuto avere figli a sua volta.
Il dottor Icaro ha sorriso ancora, bonario.
“Non è però un’opzione da escludere a priori. Infatti, poteva capitare, una volta su quattro, che uno di questi ibridi nascesse fecondo”.
“Sì, ma se è un fatto possibile, anche se così raro, come ha fatto un’intera specie a scomparire?” ci stavamo ormai chiedendo tutti.
Il dottor Icaro sembrava leggerci nella mente ed ha risposto:
“Ipotesi numero 1. L’homo di Neanderthal, una volta diventato vicino dell’homo Sapiens, è venuto a contatto con malattie che il suo sistema immunitario non conosceva. Un po ‘ come è successo con il Covid.” ha aggiunto rendendo più chiara la spiegazione con un esempio attuale “Ipotesi numero 2. L’homo di Neanderthal ha cominciato a lottare contro l’homo Sapiens ed è stato battuto, come testimoniano le ossa trovate nelle loro tombe”.
Una volta placata la curiosità sull’homo di Neanderthal, abbiamo continuato il nostro giro di domande.
Una, in particolare, mi ha colpito.
“Che significato avevano le grotte per gli uomini primitivi?”
E’ una domanda intrigante, non ci avevo mai riflettuto, pensando che la risposta fosse scontata: gli uomini vi trovavano riparo!
E invece, il dottor Icaro ha continuato a sorprendermi.
“Le grotte sono sempre state molto affascinanti. Immaginatevi uomini e donne primitivi che stanno entrando in una grotta. Vi trovate davanti alla natura, in tutta la sua potenza. Ci sono stalattiti e stalagmiti. Voi non sapete cosa sono, e vi sembra di trovarvi di fronte ad un ingresso per un altro mondo. Ecco, le grotte significano proprio questo! Erano ritenute un accesso verso l’interno della Terra, verso l’ignoto! ”.
Mentre parlava, gli brillavano gli occhi. Si vedeva l’amore per il suo lavoro, la sincera curiosità dei suoi studi, un pò come l’Icaro del mito, che vola più lontano che può dalla sua zona sicura, pronto a sfidare il sole e comprendere quanto più possibile sul mondo.
Insomma, il dottor Icaro è stato una vera sorgente di conoscenze che ha cercato di trasmettere a noi, granelli di sabbia nel grande schema delle cose, granelli di sabbia che però possono imparare, possono accrescere il loro bagaglio culturale, per diventare uomini e donne consapevoli, pronti come lui a sfidare il sole.