Se siete alla ricerca di una nuova lettura che vi appassioni e tenga col fiato sospeso ad ogni pagina, non potete di certo perdervi il romanzo ‘Dio di Illusioni’ (1995) di Donna Tartt, autrice americana che con il suo best seller ‘Il Cardellino’ ha vinto il Premio Pulitzer nel 2014.
A raccontarci la storia è Richard, uno studente accorto e brillante che riesce a vincere una borsa di studio per un prestigioso college nel Vermont.
Sin dal suo arrivo il ragazzo rimane allettato da un preciso corso di studi e in particolare dagli studenti che ne fanno parte: il corso in questione è tenuto da Julian, un professore di greco affascinante quanto enigmatico il quale ha deciso di promuovere lo studio della letteratura classica aprendo tuttavia le porte di questo mondo ammaliante solamente ad un’élite formata da cinque ragazzi da lui scelti. Questi allievi ricchi, dalla spiccata intelligenza ma anche viziati e dalla dubbia morale sono fortemente interessati allo studio del classico tanto da cercare di fare propri quei rituali greci e quelle credenze del mondo ellenistico votati in particolare alla figura di Dioniso, al perseguimento dell’edonismo e della bellezza.
Quest’aura elegante ma alquanto misteriosa che circonda i cinque ragazzi, i quali sembrano vivere in una dimensione completamente distaccata da tutti gli altri studenti del college, non sarà altro, tuttavia, che una facciata dietro cui nascondere tantissimi segreti e menzogne che porteranno con un ritmo sempre più incalzante allo sgretolamento totale del gruppo.
Ciò che mi sento di lodare significativamente, oltre alla straordinaria originalità dell’autrice, è la sua scrittura perché sebbene molto descrittiva riesce solo in questo modo a proiettare il lettore nell’ambientazione di foschia, mistero e oscurità che caratterizza ogni pagina del romanzo e a consegnare una caratterizzazione dei personaggi completa quanto intricata e profondamente contorta. Ognuno di loro si trasforma in un mondo da scoprire e analizzare, forse da condannare ma da cui diventa davvero impossibile separarsi!
Nel suo romanzo, la Tartt inserisce riferimenti letterari (che sicuramente strappano un sorriso a chi ha familiarità con l’argomento) ed elementi dal valore metaforico che, se saputi analizzare in chiave classica, sono in grado di preannunciare i momenti clou della narrazione.
Come in Euripide, le cui tragedie (secondo Nietzsche) sono razionalizzate e gli eventi, per quanto devastanti, sono il risultato delle passioni e delle irrazionalità umane, così anche in ‘Dio di Illusioni’ Donna Tartt riesce a rendere le azioni tragiche e terribili quasi comprensibili e, in qualche modo, persino approvabili. Sebbene gli avvenimenti possano apparire surreali, le azioni dei protagonisti sono risposte emotive che si radicano nell’irrazionalità dell’essere umano e perciò acquistano una certa plausibilità, tanto da creare una sensazione di straniamento in chi si immerge nella lettura.
Come si dice nel capitolo I, “è la storia del ‘fatale errore’, quell’appariscente, cupa frattura che taglia a metà una vita” a cui i ragazzi, contro ogni aspettativa, si trovano a dover fare fronte anche al di fuori della letteratura. Pertanto, se vi sentite pronti, immergetevi in questo mondo di Bellezza e Terrore, lasciandovi catturare completamente dal dio Dioniso, dal dio di illusioni.
Francesca Di Maio
Immagine IA creata da Daria Savini