La foto inserita come copertina di questo articolo è stata generata con l’IA ed è liberamente ispirata, in chiave contemporanea, alla figura di Narciso, un personaggio cardine della mitologia greca e latina. Questa precisazione è necessaria per dar avvio ad un percorso tutto particolare, dove approfondiremo alcuni racconti mitologici che, ora più che mai, sono estremamente attuali.
Andiamo a cominciare!
L’inizio del processo di civilizzazione: Prometeo
Sarebbe impossibile individuare un’unica figura riconducibile a quella di Prometeo, esistono infatti tanti Prometei quanti sono gli autori che ne hanno raccontato la storia, manipolandone significati e funzioni. Una costante del mito è però la relazione che intercorre fra la scoperta del fuoco e l’inizio del processo di civilizzazione dell’uomo. Prometeo ha infatti costantemente accompagnato lo sviluppo della coscienza culturale dell’Occidente: in quanto dio filantropo, si inimicò Zeus pur di donare agli uomini il fuoco; in quanto titano ribelle invece, si macchiò della colpa di aver allontanato il genere umano da uno stato di grazia iniziale. La sua figura sarà particolarmente amata da studiosi quali Marx, che lo considererà come il primo martire dell’umanità, e Nietzsche, che lo definirà ipostasi dello spirito ariano. In accordo con la sua capacità metamorfica poi, nel Novecento, sarà assunto come simbolo della causa bolscevica per l’affrancamento dell’umanità dalla schiavitù attraverso la spartizione dei privilegi e la ridistribuzione dei beni materiali (da notare infatti il parallelismo con il furto del fuoco a danno degli dei).
Quest’oggi il nostro obbiettivo è però quello di mettere in luce il doppio ruolo che il personaggio di Prometeo ha ricoperto nel corso della storia dell’umanità, ovvero quello di creatore e donatore di conoscenza, il che rispecchia perfettamente quello che gli stessi sviluppatori di IA hanno nel mondo contemporaneo. Come il titano mitologico, i Prometei che agiscono nella nostra società si spingono oltre i confini della conoscenza, dando forma ad intelligenze artificiali di volta in volta più sofisticate e conferendo loro capacità che un tempo si ritenevano prerogativa umana.
Lo sviluppo di “amori incredibili”: Pigmalione
Attestata per la prima volta all’interno degli scritti ovidiani, la storia di Pigmalione non è in realtà poi così originale, gli studiosi l’hanno infatti spesso paragonata a quelle di altri miti che hanno come denominatore comune quello di avere per protagonista un uomo, spesso giovane e di buona famiglia, che si invaghisce a tal punto di una statua da non dar più peso alla sacralità della suddetta o alla sua natura inanimata. Generalmente, alla fine della storia, l’uomo viene punito con la morte a causa della sua impudenza. La narrazione ovidiana invece ha la particolarità di ridefinire il centro focale della vicenda, passando dalla passione perversa a quello di “un processo di sublimazione, inteso come il porre una barriera alla realtà della cosa in sé tramite il lavoro artistico e la contemplazione del bello. La sostanza del mito nella sua versione superiore non rimane pertanto confinata nella sola dimensione erotica; pur aprendosi alla dimensione estetica, non la cancella” (Darwine Delvecchio, Pigmalione: le forme e la struttura di un mito di sublimazione).
Da un punto di vista contemporaneo, nell’era dell’IA, potremmo invece far convergere nella figura di Pigmalione l’ambizione che si manifesta durante il processo di creazione di sistemi sempre più sofisticati, che sembrano avvicinarsi ad una forma di coscienza. Gli scienziati e gli ingegneri contemporanei sono infatti volti a realizzare non unicamente degli strumenti, ma entità che siano in grado di farci sorgere il dubbio in merito alla loro vera identità: uomini o macchine?
La distruzione dell’io: Narciso
Probabilmente il mito originario aveva trovato terreno fertile nella magia (era connesso forse alle credenze sui poteri magici del riflesso acquatico), ma non tardarono ad arrivare i vari tentativi, compiuti a posteriori, di razionalizzarlo. La metamorfosi in fiore che si trova a conclusione del mito è un dato costante della versione più diffusa, e associa il mito alla sfera delle numerose saghe greche sulle trasformazioni di semidei o ninfe in piante e fiori che ne custodiranno per sempre il nome. In età medievale invece abbiamo nuovamente dei riscontri con il mito del bel Narciso sia nel trattato Sul Bello di Plotino, sia con Marsilio Ficino, nel suo Commento al Simposio di Platone. In entrambi i casi il mito di Narciso viene sfruttato per fare eco al rischio per l’anima umana di lasciarsi sedurre dalla bellezza materiale.
Il parallelismo con l’IA diventa evidente quando si pensa che essa si è trasformata in uno specchio tecnologico, un Narciso digitale in cui vengono riflesse tutte le speranze, paure e pregiudizi. Ad esempio gli algoritmi di raccomandazione sui social media sono in grado di dar vita a delle autentiche camere d’eco, proiettando e rinvigorendo le nostre opinioni preesistenti. La trappola è dunque innescata, senza accorgercene ci ritroviamo preda di un universo informativo che limita le possibilità di entrare in contatto con differenti e variegate prospettive: proprio come Narciso, siamo schiavi del nostro stesso riflesso digitale, che ci distoglie dal pensare alla vastità del mondo che si trova al di fuori della nostra bolla.