Little Freak

13 febbraio 1894, Massachusetts,
Taunton State Hospital


Eccolo di nuovo lì, nell’oscurità della stanza, con quei sottili occhi gialli fissi su di me. Mi sta osservando, il mio respiro si fa corto, il battito del cuore accelera, le mani tremano. Non può essere, ancora. Lo vedo avvicinarsi, strisciando sul pavimento freddo.

«Ti sono mancato, Mary?» un sussurro mi giunge ovattato alle orecchie, quando mi ritrovo con la schiena al muro, rannicchiata su me stessa.

«Vattene, ti prego» sento gli occhi inumidirsi «Voglio solo stare bene».

«Ma ti farò stare bene io, vedrai, mi prenderò cura di te» sobbalzo quando la serpe inizia ad arrampicarsi sulla mia gamba.

Provo a dimenarmi, non riuscendo però a liberarmi dalla sua presa.

Ecco che torna, la sensazione di non poter più respirare, intendo, quando senti di non avere più il controllo del tuo corpo, quando è il serpente invece a dominarlo, fino a farti quasi soffocare.

Il dottore lo aveva chiamato “disturbo d’ansia acuta”.

«È colpa tua! Sei stato tu a ridurmi così!» urlo a pieni polmoni, sperando che qualcuno venga a salvarmi.

«No, i tuoi genitori, i tuoi amici, tua sorella, loro lo hanno fatto. Non provare a smentirmi, sai che ciò che dico io lo pensi anche tu, nient’altro che la verità.» Inizia ad avvolgermi con quel suo corpo squamoso gelido, provocandomi un brivido lungo tutto il busto.

«Dillo Mary, avanti, voglio sentirtelo dire» sibila, con un tono malizioso e malvagio.

«No. I dottori hanno detto di non farlo» chiudo gli occhi, le lacrime iniziano a rigare le mie guance mentre le mani si stringono a pugno.

«Oh, ma se è la verità, perché non esprimerla? Forza. Dimmi i tuoi pensieri e ti sentirai meglio.» Lo sussurra tutte le volte ma, fino ad ora, non è mai migliorato nulla.

«Io… non sarò mai all’altezza…»

«Continua.»

«Non sarò mai all’altezza delle aspettative degli altri…»

«E perché?»

«Io non sono come loro credono…»

«Hai ragione, loro non ti conoscono. Sei una povera, piccola matta, guardati, rinchiusa da sola in una stanzetta a piangerti addosso.»

Guardo di fronte a me: eccoli, quegli occhi gialli che tempestavano dapprima i miei sogni,successivamente presentandosi anche nella vita reale. Le prime apparizioni risalgono a qualche anno fa, quando, mentre dormivo e la mente viaggiava verso altri mondi, riuscivo a percepire la loro presenza su di me. Mi ricordavano quanto non fossi la figlia perfetta che tutti mi credevano, la ragazza perfetta che tutti si auguravano. Ma non potevo deluderli, non quando tutti contavano su di me, le persone, intendo. Le responsabilità erano troppe per farle cadere. Così mi affidai a lui, quel piccolo animale che pian piano aveva imparato a prendere potere su di me e sui miei pensieri. Le manifestazioni divennero più frequenti col passare degli anni, il serpente più crudele, le crisi più forti. Iniziai ad adocchiarlo persino mentre ero sveglia, al parco o dentro casa, di giorno o di notte.

Lo sento ormai attorcigliarsi sul mio collo stringendo sempre più la presa.”Basta così” cerco di mormorare ma dalle mie labbra viene fuori solamente un sospiro strozzato.

«Ti sei comportata molto male sai? La tua famiglia sarà ricoperta dalla vergogna che le hai provocato. Sei una delusione per tutti, Mary. Persino per te stessa.» Sento il suo corpo viscido passarmi sul viso, coprendomi naso e bocca. Tento di urlare, qualcuno verrà in mio aiuto, vero?

«È tutto inutile, sei una povera, piccola pazza, non ti salverà nessuno.» sibila ancora una volta.

Attraverso l’alta finestra della stanza il chiarore della Luna illumina il mio volto. Alzo lo sguardo: quanto è bella la Luna, che risplende cercando di eclissare le milioni di stelle intorno ad essa. Trova sempre la forza di brillare eppure è sempre stata sola.

Se solo fossi stata coraggiosa come la Luna, adesso il serpente non mi avrebbe uccisa.

Commento
Come giá anticipato nel racconto, la protagonista soffre di uno dei piú gravi e comuni disagi psicologici dei nostri tempi, il disturbo d’ansia acuta.
Nonostante inizialmente possa sembrare una semplice preoccupazione, l’ansia è in grado di insinuarsi lentamente nella vita di chi ne è affetto, diventando una presenza costante e spesso insopprimibile. Attraverso il testo, possiamo notare come l’ansia, purtroppo spesso ignorata o fraintesa, possa crescere fino a trasformarsi in una vera e propria entità, tanto fittizia quanto reale, capace di annientare la propria vittima.


Questa problematica, personificata dal serpente, si radica nella mente di Mary, in un primo momento come una presenza innocua e gestibile che fa capolino nei suoi sogni ma, con il passare del tempo, diventa un vero e proprio mostro che non si limita a turbare il subconscio ma invade ogni aspetto della quotidianità, travolgendo ogni tentativo di razionalizzazione, sfociando in attacchi di panico o in perenne terrore, che rendono difficile persino la sola azione di vivere.


La condizione della ragazza, seppur portata all’estremo, descrive quella di tante altre
persone che al giorno d’oggi sono tormentate da quella lacerante paura di non essere all’altezza, di perdere il controllo e di fallire, fino a sentirsi così in difetto da farsi del male.


È importante notare quanto questo disturbo possa isolare una persona, rendendole difficile comunicare con gli altri e chiedere aiuto. La mente infatti, oppressa dalla crescente sensazione di impotenza, diventa una prigione invisibile dalla quale sembra impossibile uscire.


Eppure l’ansia può essere affrontata, riconosciuta e, con il giusto supporto, ridimensionata, prima che questa prenda il sopravvento. Nella consapevolezza e in forme di sostegno infatti si possono trovare le chiavi per liberarsi una volta per tutte da questa gabbia opprimente e, solo apparentemente, insormontabile.

Francesca Di Maio

Immagine IA creata da: Asia Pavone ed Emanuele Pomponio

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