NON CI RIUSCIAMO A RELATARE

mancanza di comunicazione tra generazioni

Vi capita mai di non riuscire a relatarvi con qualcuno?
Se non avete capito quello che ho detto allora la risposta è sicuramente sì.
“Relatare” è l’italianizzazione del verbo inglese to relate, una delle parole più difficili da tradurre nella nostra lingua, perché condensa in sé una pluralità di significati come relazionarsi, rapportarsi, comprendersi… motivo per cui noi ragazzi non la traduciamo affatto.
Per noi giovani liceali diventa quindi difficile relatare con voi adulti, non per una questione di esperienze, ma perché parliamo due lingue completamente diverse, a partire dalle parole che usiamo. Ogni generazione ha il suo slang, e sembra ormai una tradizione consolidata disprezzare lo slang delle generazioni successive. Quante volte noi ragazzi ci siamo sentiti dire che non sappiamo parlare italiano, o che stiamo distruggendo “lo bello idioma” con parole barbare o peggio ancora inventate? Troppe.
Non è un caso che i coloni e i conquistadores imponessero l’uso della loro lingua ai popoli sottomessi: le parole che usiamo sono l’espressione della nostra identità, e cercare di cancellare lo slang giovanile significa non voler riconoscere l’identità di un’intera generazione.
Ovviamente non siamo a quei livelli, e ovviamente c’è un luogo e un tempo per esprimersi in un certo modo: nessun ragazzo chiamerebbe mai un insegnante bro (abbreviazione di brother), allo stesso modo in cui nessuno parlerebbe ad un amico nel modo in cui parla con un professore. Ma a casa, dove non ci sono barriere di tipo sociale, comunicare diventa difficile. Dobbiamo tradurre ai nostri genitori le parole che diciamo, oppure non dobbiamo usarle affatto, costretti a mettere da parte il nostro modo di esprimerci, con l’unico risultato che finiamo per non riuscire a farlo.
Nel mondo social l’inglese è fondamentale, e noi ragazzi (o almeno la maggior parte) siamo abituati ad utilizzare parole inglesi, o addirittura intere frasi, integrandole con l’italiano. Questo continuo shiftare da una lingua all’altra a volte rende difficile riassestare la propria mente, finendo per dire parole italiane ma costruendo la frase come in inglese, o a non trovare le parole nella lingua natia. Ma la nostra lingua in fondo è proprio questa: fluida, social e in continua evoluzione, proprio come noi adolescenti. E’ una lingua globalizzata, che prende ispirazione dalle altre, integrando il loro slang nel nostro. Sarà che adesso grazie ai social ci sentiamo tutti un po’ cittadini del mondo, sarà che da sempre i ragazzi vogliono espandere i loro orizzonti, ma una cosa è certa: questo non è solo il modo in cui parliamo, ma il modo in cui pensiamo, e le parole sono semplicemente il nostro modo di filtrare la realtà. Scegliamo alcune parole piuttosto che altre perché vogliamo mandare un certo messaggio, anche se non sempre lo facciamo in modo consapevole, ma per poterci relatare con voi, le generazioni precedenti, i boomer, è importante che capiate il nostro linguaggio.
Non stiamo chiedendo di cambiare l’italiano, perché non è questo quello che vogliamo. Vogliamo soltanto che non si alzino muri, che il nostro modo di parlare non venga giudicato o sminuito soltanto per via della nostra età, perché è lo specchio del mondo che vediamo, e siamo disponibili a spigarvelo, perché abbiamo bisogno di relazionarci con voi, ma voi volete relatarvi con noi?

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