L’UTOPIA DI UN MONDO SENZA GUERRE

Il 22 aprile è nata una profonda tensione tra India e Pakistan, con l’attacco terroristico nel Kashmir indiano, di cui è stato accusato l’esercito pakistano per complicità. Da quel giorno si sono susseguiti numerosi attacchi dell’esercito indiano, in risposta all’uso di droni e armi da fuoco pakistani.

A proposito di questo nuovo conflitto, mi tornano in mente le parole di Gino Strada, il fondatore di Emergency, che disse «La guerra è come il cancro, occorre cercare la soluzione, l’antidoto per debellarla. La violenza non è la medicina giusta: non cura la malattia, uccide il paziente». Egli ha quindi paragonato la guerra alle malattie letali, al cancro e, alla luce della storia passata e degli avvenimenti più recenti, la similitudine mi sembra perfettamente adeguata. Nello specifico, la guerra è un’infermità deleteria per cui l’umanità non ha ancora trovato una cura. 

Migliaia e migliaia di “pazienti”, ad esempio, vengono attualmente uccisi o feriti nella nuova guerra India-Pakistan, o nel conflitto Israele-Palestina o in quello tra Russia e Ucraina e questo dimostra l’estrema urgenza della questione. Ad aumentare il grado di necessità del problema è soprattutto la costante violazione dei diritti umani che è provocata proprio da questi conflitti armati:  privazione del diritto alla vita, tortura, maltrattamenti, abusi, negazione di aiuti umanitari e sequestro di persone sono soltanto degli esempi di ciò che, ancora oggi, significa vivere una guerra. Inoltre, trovarsi in un Paese in guerra provoca ulteriori conseguenze per i civili, ad esempio in Palestina ha determinato: mancanza di accesso ai servizi di base, sfollamento di migliaia di famiglie dalle loro case, restrizione di movimento, riduzione delle opportunità lavorative. Pertanto, analizzando la situazione attuale e ricordando come in passato le guerre non abbiano risolto definitivamente le ostilità tra le parti, mi sembra impellente la necessità di abolire la guerra e di cercare una “medicina giusta”, alternativa alla violenza.

Questo argomento fu già affrontato nel 1795, con la pubblicazione del testo kantiano “Per la pace perpetua”, un saggio politico in cui il filosofo sminuisce i trattati di pace firmati a fine di un conflitto, poiché questi non portavano alla risoluzione definitiva delle tensioni, ma erano semplicemente delle dichiarazioni di tregua, come fossero una medicina temporanea alla grande malattia della guerra. Kant, invece, sognava una soluzione che garantisse la pace perpetua ed a questo che, ancora oggi, dobbiamo ambire. Dal 1795 ad oggi l’umanità ha ascoltato il suggerimento del filosofo di istituire una “confederazione tra Stati” ed è così che, nel 1945, è nata l’ONU. 

Tuttavia, risulta evidente dai conflitti ancora in corso che la presenza di organizzazioni internazionali non sia sufficiente ad evitare gli scontri violenti. Ciò accade perché non esiste un organo sovranazionale che possa concretamente controllare la corretta applicazione delle norme nella vita quotidiana e, nonostante vengano applicate delle sanzioni ai Paesi colpevoli, risulta difficile punire significativamente coloro che scatenano una guerra. Credo sia estremamente importante, pertanto, che anche gli Stati capiscano l’esigenza di abolire i conflitti e si controllino da sé, evitando di innescare scontri armati perché, come disse Gino Strada “un mondo senza guerra è un’altra utopia che non possiamo attendere oltre a vedere trasformata in realtà”.

Una volta compresa l’esigenza dell’eliminazione delle guerre, per renderla un “obiettivo realizzabile” penso sia necessario analizzare le motivazioni di tali scontri, così da consentire uno sradicamento totale di ciascun elemento conflittuale che possa istigare alla violenza. Tradizionalmente la causa economica è quella che ha generato più ostilità, ma ad essa si aggiungono anche interessi sociali, ideologici, strategici. Pertanto, ritengo che l’unico modo per prevenire la guerra e raggiungere la cura definitiva cercata da Gino Strada, e quindi quella “pace perpetua” tanto agognata da Immanuel Kant, sarebbe riuscire ad abbattere la competizione economica, sociale e ideologica che esiste tra gli individui. In conclusione, per trasformare il tema della guerra in un tabù, bisognerebbe smettere di pensare che “tutti gli animali sono uguali, ma alcuni animali sono più uguali degli altri” (George Orwell).

Alice Falone Vβγ

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